BFritto Misto” – personale pensiero, da coach
Vi ricordate il video “virale” del DS che rispondeva ad un suo giovane corridore che tremava dal freddo e che gli diceva: “certo possiamo andare a farci un tè caldo e pasta al bar!! muovi quelle gambe!!! il ciclismo è uno sport di merda!!” (ecco il video). All’interno di questo divertentissimo sketch c’è comunque un grande insegnamento.
Il mercato ci sta bombardando di un numero sempre maggiore di strumenti, di altissima tecnologia applicata all’atleta ed al proprio mezzo, spesso molto costosi e spesso di complicata interpretazione. Parlo ad esempio di HRV, sensori glucosio, wattaggio bici e da running, sensore aerodinamica, di temperatura corporea.. posso andare avanti. Onestamente mi sono un po’ stancato di vedere runner o triatleti che corrono ai 5’30” al km con scarpe in fibra di carbonio, col sensore del glucosio addosso, accessori tutti al top (magari anche con qualche chilo di troppo) e che poi quando ci parli non conoscono o quasi lo strumento che hanno addosso e lo scopo e si nascondono dietro il solito statement: “l’importante è partecipare” o ci piace socializzare, no non è proprio così!
Il codice etico del coach, almeno per quanto mi riguarda, deve sostenere principi e responsabilità che a volte vanno un po’contro corrente o non sono del tutto “marketing-oriented”, e spesso questo a discapito del proprio business e del proprio portafoglio ma a tutela di qualcosa di più prezioso, ovvero della crescita dell’atleta che si affida alle competenze e conoscenze del “coach”.
Il mio consiglio, che poi è quello di molti coach che hanno avuto esperienze da elite, è sempre quello di partire dalle basi: di lavorare sulle proprie sensazioni, di ascoltarsi, di conoscere la propria soglia anaerobica e di saper tradurre da soli le reazioni agli stimoli esterni ed interni che vengono generati dalle sedute allenanti e di ottenere feedback da condividere. Questa è una modalità non facile, uno stile di vita che discosta molto da tutto quello che vedo ultimamente sul campo o promosso da sport o brand/influncer. Serve alle volte “avventurarsi” verso orizzonti a volte sconosciuti, fare un lungo bici in solitaria e magari non riuscire a completarlo e farsi venire a prendere in macchina dal proprio compagno.. una crisi di fame, una crisi di freddo, il non riuscire a raggiungere un obbiettivo di tempo prefissato, fallire una maratona.. cadere.
Questa sono le fondamenta dell’atleta amatore performante (non professionista), ed è da qui che si dovrebbe partire, principiante o intermedio che sia per poi costruire con gli anni i successivi piani ed eventuali “focus” e strategie per andare a limare minuti su “marginal gains”, ma questo solamente quando è corretto e giusto farlo, ne prima e ne dopo perché altrimenti sarebbero soldi spesi molto male.
Poi sia chiaro, ognuno è libero di fare ciò che vuole e di spendere i soldi come meglio crede, d’altronde non è necessario essere un pilota di formula 1 per possedere e guidare una Ferrari.
E quali sarebbero le priorità di spesa e di approccio? io ho la mia idea suddivisa in 3 step, se siete curiosi potete chiedermi info e sarò contento di condividerli con voi.
Dave pensiero sulla preparazione atletica, poi ognuno è libero di fare ciò che vuole… Buon allenamento a tutti!!!
0 commenti