IROMAN WORLD CHAMPIONSHIP – Kona, Hawaii
Proverò a raccontarvi quello che per molti triatleti amatori, compreso il sottoscritto, rappresenta il coronamento di un sogno, anni di allenamento, gare, risultati sportivi e di uno stile di vita per molti incomprensibile.
Il richiamo di Big Island è fortissimo, dal potere magnetico. Quando atterri al Kona International Airport senti subito un energia profonda, che viene dalla terra e dalla natura che qui è in continuo mutamento.
L’isola mette subito le cose in chiaro: ” lascia perdere, non sfidare la natura e la sua potenza!” fai come tutti gli altri turisti e goditi le meraviglie di questo paradiso in terra, in relax. Ma tutti sappiamo che l’unione fa la forza e quindi, una volta all’anno, la sfida viene lanciata ed i migliori triatleti al mondo si ritrovano su questo lembo di terra per sfidare il buon senso e fare un Ironman, non uno qualunque, ma il Campionato del Mondo.
RACE WEEK
Sono giorni caotici, troppo per i miei gusti. I supermercati esauriscono qualsiasi fonte di carboidrati, le bombolette Co2 valgono praticamente oro e se fai tanto di forare un tubolare, potresti essere a rischio di non trovarne uno in tutta l’isola, insomma c’è ansia ed il continuo passare di triatleti infisicatissimi in allenamento, a qualsiasi ora del giorno, alimenta quest’insofferenza. La nota positiva è sicuramente quella di poter vedere da vicino gli idoli di questo sport com’è successo a me pranzando a fianco di Gustav Iden e Blummenfelt, o aspettare la bici all’aeroporto al fianco di Frodeno, uscire da un allenamento di nuoto e ritrovarsi Seb Kienle oppure essere in aereo afianco di Mark Allen ( 6 volte vincitore a Kona) insomma qui si fa la storia!
Blummenfelt e Iden a pranzo nel tavolo afianco, Kona – Hawaii
Sin dalla mia prima partecipazione ho imparato che qualsiasi cosa tu faccia qui consuma circa il 50% in più di energie rispetto ad altrove, quindi bene non farsi prendere da tutti gli eventi di cornice proposti ( underpants run – parata delle nazioni – swim training) e di stare in relax. Questo ovviamente è soggettivo ma penso dipenda anche dalla finestra temporale di arrivo sull’isola e dal tempo necessario per assorbire fuso orario ( 12 ore) e acclimatamento alle temperature ( 30-33 gradi con 85% di umidità), quindi se arrivi pochi giorni prima forse è bene evitare mentre se si è sull’isola già da 7-10 giorni allora ci si potrebbe fare una ragionata e godersi villaggio Ironman ed eventi connessi.
I giorni scorrono veloci tra preparativi, qualche allenamento di rifinitura e turismo “light”, ed arriva Giovedì 6, primo giorno di gara di questo nuovo “format” Mondiale che prevede due “race day”, il primo dedicato alle PRO Donne ed una serie di categorie Age-Group ed il secondo ( Sabato) dedicato ai PRO uomini e Age Group uomini.
Pare che Ironman abbia confermato questo nuovo approccio anche per il 2023 e che le previsioni siano quelle di mantenere questo tipo di struttura che a me personalmente non fa impazzire, e dico così perchè l’idea di “raddoppiare ” il numero di triatleti qualificanti ( e relativo indotto ovviamente) mette in forte stress l’isola ed i suoi abitanti ( chiusure, traffico in tilt, alimentari svuotati) ed allo stesso modo l’atleta che in fase di organizzazione viaggio si vede costretto a gestire voli quasi sempre sold-out e pernottamenti a cifre folli e molto spesso lontano decine di chilometri da Kona, insomma, io sarei per mantenere qualificazioni ristrette ( come pre-covid) ed una sola gara in modo da vivere ancor di più il “momentum” di un qualcosa di veramente speciale.
RACE DAY
Sveglia : ore 3:40 am / sonno: intermittente
Sul tavolo le borraccie e quanto devo portare in zona cambio sulla bici ( il giorno gara a Kona non si ha più accesso alla sacca blu e rossa). Lo schema nutrizionale è stato continuamente testato e sviluppato assieme a Lorenzo Bergami – Strategic Nutrition.
Per semplificare svuoto 4 gel da 60gr all’interno della borraccia aereo che terrò tutto il tempo mentre nella borraccia dietro sella aggiungo il pasto liquido che mi servirà nella prima metà di gara ( pasto liquido = mix tra carbo – sali). Il resto di barrette e gel sarà contenuto nella compression belt che utlimamente tendo ad utilizzare perchè molto più comoda rispetto alle tasche del body.
La zona cambio di Kona è siutata nella piccola Kailua Pier, molto compressa ( ovviamente scenica) ma super organizzata. Ci sono volontari ovunque, ogni fila è munita di pompe a disposizione degli atleti e pure lo staff gira con in mano delle pompe per aiutarti nel gonfiaggio.. insomma, servizio 5 stelle.
La temperatura alle 5 è già caldo-umida, nel 2017 ricordo di aver avuto bisogno di una felpa che oggi proprio non serve, previsione di una gara che sarà molto, ma molto calda. La temperatura dell’acqua è di 27 gradi, standard in questo periodo.
Finite le operazioni pre-gara sulla bici, lascio zona cambio e deposito la borsa bianca ( street gear), sono da poco passate le 5 e gli atleti inziano a convergere nel parco adiacente all’hotel Marriot, scalzi e perlopiù seduti in attesa di varcare l’accesso alle griglie di partenza che quest’anno sono posizionate al fianco della finish Line lungo Ali’i drive e suddivise in batterie Age-Group. Partiranno per primi i PRO alle 6.25, successivamente alle 6.40 gli Age Group 35-39, 30-34 e poi la mia (40-44) alle 7.05, e così via.
L’attesa in griglia scorre abbastanza velocemente, alle 6 viene celebrata la benedizione della giornata di gara in Hawaiano, viene benedetto l’Oceano Pacifico che dovrà accogliere 3000 atleti senza muta e pochissimo dopo arriva il primo sparo di cannone, partono i PRO!
I successivi 40 minuti passano velocemente tanto che mi trovo già in scorrimento lungo il cancello ed in poco siamo già in acqua. Come molti sanno qui non c’è una rolling start, veniamo gradualmente portati in acqua e posizionati a 100 metri dalla costa in galleggiamento per i minuti necessari a far entrare da una piccola scaletta circa 600 triatleti partenti nella mia batteria. Inizialmente penso che la situazione sia molto migliore rispetto al 2017 dove la partenza era generale ( 3000 atleti) poi con il sopraggiungere dei triatleti capisco che il raggruppamento di una categoria Age Group piuttosto incallita e competitiva è molto peggio rispetto ad una partenza più variegata. Poco prima del via inizio a sentirmi piuttosto compresso, gente che ti si appoggia, calci alla pallanuotista, tutti che cercano di trovare la miglior posizione.
Si parte! e sono botte. Cerco di stare tranquillo ma un po’ il fatto di essere qui, un po’ l’Oceano Pacifico ed un po’ tutto, non mi fa distendere e rilassare continuando a dare un paio di bracciate, sbattere contro qualcuno fare un paio di bracciate a rana e ripartire. Questo sarà un po’ il mio ciclo di nuoto per i primi 1800 metri, fino alla storica svolta afianco della barca posizionata trasversalmente e che rappresenta il ritorno verso riva.
Probabilmente inizio a trovare un po’ di tranquillità e ritmo proprio nel momento in cui la corrente è contro ed il mare come tradizione più mosso con effetto “lavatrice”.
Non mi preoccupo eccessivamente, continuo a nuotare cercando di rilassarmi anche se il gps mi avvisa di aver passato 3.8km ed alla riva penso manchino ancora 300m ( dove ho fatto tutto questo fuori traccia non saprei..). Chiudo in 1h23, stesso tempo del 2017 ma fisicamente mi sento meglio e soprattutto senza nausea.
T1 – BIKE
Con uno spinello d’acqua mi tolgo un po’ di sale e bevo un sorso d’acqua. Un volontario mi passa la mia blu bag e corro in tenda, giusto il tempo di indossare la cintura compress con al suo interno
Esco su Palani Road e vedo subito Debora ed i miei genitori, la tattica della bandierina Italiana ha funzionato perchè c’è talmente tanta gente che sarebbe stato difficile localizzarli.
Salgo in bici scalzo con le scarpe agganciante e rimango con i piedi sulle scarpe per i primi 200 metri che sono in salita, quindi sarebbe stato molto difficile avere la velocità necessaria per poter riuscire ad infilarsi le scarpe senza rischiare di cadere ( se avete visto la diretta anche Daniela Ryf ed altri hanno fatto così..)
Barrette e gel e sono fuori a prendere la bici
Le prime pedalate sono sempre transitorie, il corpo ha bisogno di adattarsi ad una nuova posizione ed il cuore in queste fasi rimane solitamente sempre molto alto. Nessun problema, utilizzo i primi 10 km per iniziare ad idratarmi, a sciogliere le spalle e la muscolatura delle gambe cercando di trovare un giusto ritmo.
Siamo ancora all’interno di Kona, un circuito che ci porterà 5-6 km fuori, per poi rientrare su Palani prima di svoltare a sinistra verso il deserto di lava ed i drittoni interminabili e vallonati che ci porteranno verso la svolta ad U di Hawi.
l percorso bici oltre a richiedere un considerevole sforzo fisico è anche molto mentale. Il vento, il caldo umido via via crescente e questi drittoni mettono a dura prova la tenuta.
Imposto un passo regolare, senza esagerare a circa 280 watt medi – 155 bpm, ritmo che mi permette di alimentarmi secondo i piani ovvero
> 80-85 gr carbo/h > 1.2 L/h di acqua + sale ( indicativamente 800mg/L)
ossi si ripetono in continuazione ma la percezione è quella di salire di più di quanto si scenda ed effettivamente l’ascesa finale verso Hawi me la ricordavo più corta ed invece ti tiene impegnato più di 5 km. E’ già da svariati chilometri che inizio a vedere PRO e successivamente i primi Age Group rientrare velocissimi. Con queste partenze frazionati risulta poi difficile capire effettivamente la propria posizione quindi cerco di prendere come riferimento triatleti italiani conosciuti ed age-group della mia categoria con cui ho scambiato due chiacchere nel pre-nuoto.
Il livello ciclistico ( diciamo generale) è alto, chiariamente sono tutti triatleti che si sono qualificati pertanto parliamo di top 15 Age-Group in gare del circuito internazionale, quindi anche se non sono tanto abiutato ad essere superato qui a Kona può succedere e succede, anche se con la coda dell’occhio continuo a vedere volti “tirati” da sforzo sicuramente superiore ad un z2.. ma piuttosto prossimi alla soglia! mi chiedo se hanno capito a cosa dovranno andare in contro successivamente perchè questa non è una maratona qualunque, è la maratona a KONA e come dice Daniela Ryf ” in Kona, if you fall apart..you really fall apart!”, come dire che saltare di fisico qui significa o collassare perterra ( come ne ho visti molti) o trascinarsi… una del
Il ritorno da Hawi è veloce, si toccano punte oltre 65 orari ed il 55×11 posso dire serve veramente tutto! Continuano i dossi ma al ritorno, probabilmente per via anche di un vento laterale molto più a favore che all’andata scorrono con meno sforzo. Il caldo continua ad essere insopportabile, sudo dalle gambe ed al primo sentore di rigidità muscolare assumo compresse di sale e posso assicurarvi che funziona, in poco la muscolatura si distende.
Il wattaggio cala, un po’ perchè siamo col vento a favore, ed un po’ perchè guardando la media ( sopra i 36.5 km/h) decido che per questa giornata è sufficiente ed evito di spingere oltre e rischiare di arrivare “cotto” in transizione, probabilmente una strategia con maggior rischio mi avrebbe portato a concludere il segmento bike con 1-1.5 km/h di media in più, ma entro in T2 con un ottimo 4h55 di bike split ( 36,7 km/h media) con quasi 1600 di dislivello positivo, quindi ottimo.
Negli ultimi chilometri che mi precedono da T2 vedo già i professionisti sul percorso, anzi l’elicottero è proprio nella parte più dura del percorso, il famoso energy lab ( 24 esimo km)
T2 – RUN
Svolto a destra in discesa su Palani Road in un ala di folla, da pelle d’oca! Vedo subito mio padre ma nel caos non vedo Debora e mia mamma.
L’arrivo in T2 è veloce, appoggio la bici e corro in tenda per il cambio verso la frazione bike. Sono le 13.30 del pomeriggio, fa un caldo pazzesco ed i volontari sono tutti impegnati nel bagnare con acqua ghiacciata asciugamani per appoggiarli sulle spalle degli atleti in fase di transizione.
Per questa gara ho precedentemente deciso di:
> evitare lacci elasticizzati “triathlon” perchè sulle Vaporfly tendono a creare delle zone di pressione sull’avampiede che prendendo in considerazione questo tipo di clima e la possibilità che i piedi mi si gonfino, potrebbero creare delle infiammazioni
>portare con se pastiglie di sale / necessarie per re-integrare la perdita di sodio dovuta alla sudorazione intensa
> tenere una borraccia da 500ml in mano per continuare ad idratarsi tra un ristoro e l’altro ( seppur posizionati a brevissima distanza) e per permettermi di sciogliere il sale nell’acqua a mio gradimento.
Esco da T2 e salgo per Palani Rd incontrando subito la mia compagna Debora ed i miei genitori. Nel corso di un Ironman penso che tutti i partecipanti provino la sensazione di sollievo nell’iniziare la parte corsa perchè sanno che in un modo o nell’altro riusciranno ad arrivare alla Finish Line, ecco questo tipo di sensazione a Kona è un misto tra sollievo e paura.. la paura di quanto verrà successivamente andando verso il deserto e l’Energy Lab.
I 12 km in Ali’ì Drive ( 6km andata + 6 km ritorno) sono corsi tra due ali di folla in delirio, come un ciclista mentre scala l’Alpe D’Huez al Tour de France, un qualcosa che ti rimane dentro per sempre e che sul momento, se non usi la testa, rischia di mandarti fuorigiri alzando troppo il passo e saltando qualche ristoro, questo per l’adrenalina del momento, se fai tanto di fare questo errore è molto probabile arrivi la tua fine verso il 24 esimo km.
Consapevole di questo errore ( ovviamente fatto nel 2017) mantengo un passo constante di 4’20″/km tra i ristori e perdendo circa 40″ nelle aid station necessari per fare un re-fill della borraccia, mettere ghiaccio sotto il cappellino e nella schiena, bere un po’ di coca-cola e ripartire. Nel corso di una di queste operazione, al 9 km, mi cadono gli occhiali per terra e nel raccoglierli un volontario mi scarica addosso un cestello di acqua ghiacciata… WOWW! Sul momento non è che mi dispiaccia ma quando riparto capisco subito che questa doccia non gradita mi causerà sicuramente delle vesciche ai piedi ( correndo con calzini e scarpe inzuppate) e crampi allo stomaco che mi forzeranno ad uno stop verso metà maratona.
1 Gel Maurten ogni 7 km – riesco a mantenere questa routine senza problemi ed è già un ottimo segnale.
Nello strappetto di Palani rivedo Debora ( che mi corre un po’ dietro come da tradizione) ed i miei genitori e penso a quanto sono fortunato ad averli qui vicino con me in un viaggio così speciale.
La svolta a sinistra verso il deserto sancisce la fine della festa e l’inizio di un viaggio introspettivo di sofferenza e resilienza estrema. La strada è interminabile all’orizzonte (meglio guardarsi le scarpe) e le salite e piccole discese si ripetono senza sosta nel mezzo di un deserto nero e poco ospitale.
Guardo in basso, mi concentro sul passo e sulle sensazioni che fortunatamente sono molto buone perchè vesciche aparte, non ho dolori di alcun tipo e le gambe sono ancora in buona spinta. Passo molti triatleti in difficoltà, che camminano o si trascinano, ad un punto della gara dove è ancora lunghissima.
La svolta verso l’Energy lab finalmente arriva verso il 22esimo km, e qui ha inizio un viaggio Dantesco di 8 km all’interno del Purgatorio passando attraverso diversi stadi mentali di espiazione, riflessione e pentimento.. un cammino di redenzione che vedi nei volti sfigurati di tutti gli atleti che cercano di uscirne il più in fretta possibile.
Nel corso di questo cammino ricordo solo molte bandiere Irlandesi, non so il perchè, ma vedevo tante bandiere irlandesi, il caldo così intenso rendeva i pensieri molto rarefatti ed i miei ricordi sono molto visivi. Fortuna vuole che le gambe tengono ed il passo rimane costante sotto i 5 al km.. sembra un tempo infinito ma ne sono fuori, nuovamente su Queen K e con – 12 km alla finish Line.
Ed è qui che inizio a pensare di poter riuscire a stare sotto le 10 ore, passo i km successivi impegnando la mente in piccoli calcoli matematici: a quanto devo correre al km? quanti secondi posso perdere ai ristori? devo anche considerare che 2′ vorrei “giocarmeli” celebrando la finish Line con la mia famiglia, fermandomi ed abbracciando i miei cari.. inserisco questi 2 minuti all’interno della mia equazione e corro, corro forte per mettere in tasca più secondi possibili di vantaggio rispetto alla tabella di marcia.
Le vesciche iniziano a farsi sentire ma neanche più di tanto, sono ormai all’ultimo km in compagnia di un ragazzo Francese con il quale inizio a festeggiare anticipatamente parlando quel poco di francese che ho studiato..
La discesa verso Palani road è nuovamente da Tour de France ma la svolta verso Ali’i’ Drive è quello che un triatleta nel corso della sua vita dovrebbe riuscire a provare, io non ho parole per descrivere gli ultimi 400 metri perche’ mi ricordano gli arrivi di grandi campioni che hanno fatto la storia di questo sport come Dave Scott, Mark Allen, Crowie Alexander e Van Lierde per arrivare a Frodeno.. insomma ti sembra di essere in un sogno ma e’ realta’. Arrivo a 50m dall’arrivo e ritrovo la mia famiglia, ci abbracciamo e ci stringiamo forte perche’ questa gara in realta’ l’abbiamo fatta insieme, loro hanno gioito e sofferto con me e molto probabilmente sono stanchi quanto me ad aver passato l’intera giornata da supporter. Mia mamma mi passa la bandiera italiana, ormai e’ fatta, mi giro, guardo di non dare fastidio a nessun altro atleta e mi cammino gli ultimi 20 metri.. David you’re an Ironman ed io penso, no.. you’re a World Championship Ironman e c’e’ un bel cazzo di differenza.

