Se ti piace definirti un corridore e non hai la forza di trovare sufficienti motivazioni per correre, a prescindere da tutto, non sei un cazzo di corridore. Questa è l’unica cosa che volevo scrivere e che mi porterò dietro stanotte. Siamo tutti fragili e terrorizzati dal futuro, siamo tutti piegati dal presente.
Siamo tutti troppo bravi a raccontarci delle stronzate.
Esci a correre. (Francesco “Paco” Gentilucci)
“Io sono un runner!”, queste furono le mie parole entrando nel negozio Melito Sport nel 2012, ripensandoci ora un po’ me ne vergogno perché a quel tempo non avevo proprio nulla del podista. Terminata la mia carriera ciclistica nel 2004 avevo quasi da subito cominciato a lavorare e nel tempo libero alternavo il tennis alla palestra così, per mantenermi in forma senza appesantirmi. L’estate mi piaceva correre, una mezz’oretta non di più, giusto il tempo di partire da casa e fare qualche giro del Parco dei Cedri e rientrare. Sapevo che Melito era stato un buon podista, anche se non conoscevo le sue gesta, le grandi avventure e vittorie. Lui mi scrutò dal basso all’alto e con una smorfia simpatica mi disse “mah, vediamo dai, forse tra qualche anno potresti essere un podista, ma hai un appoggio che fa schifo, due piedi che sembrano delle solette ed una muscolatura tutta sbagliata” e mentre lo diceva sfilò da una pila di scatole delle Mizuno correttive ( anti-pronazione) che saranno pesate quasi mezzo chilo. Disse che dovevo usarle perché ero alto e pensante ed in più non essendo abituato, avrei sicuramente avuto con l’aumentare dei chilometri tendenza alla pronazione (ovviamente aveva ragione).
Ho iniziato subito ad appassionarmi perché le sensazioni erano simili a quelle provate da ciclista in salita, un ritmo medio costante che va gestito, quel poco in più e rischi di scoppiare, quel poco in meno e non sei soddisfatto della tua scalata, un equilibrio sottile che ho ritrovato nella maratona.
Oggi durante la maratona di Bologna ci sono passato vicino al tuo vecchio negozio di via Tintoretto ed ho pensato che ti sarebbe proprio piaciuto vedere il passaggio di tutti questi podisti per le strade della città.
Preparazione
Sono un appassionato triatleta che corre molto, molto più della media Age Group, e questa è sempre stata un po’ la mia filosofia e metodologia che condivido anche con i ragazzi che seguo. La base, le fondamenta sulle quale costruire lo specifico, sulle quali costruire una maratona corsa ( non camminata..) di un Ironman, che non è una vera e propria maratona ma una strenua resistenza al cedimento “strutturale” sia fisico che mentale, è il tanto temuto dalla comunità social Fondo Lento ( se ti sei perso il post dedicato lo trovi qui) Ci vuole del tempo e perché no, fede nel proprio percorso perché gli adattamenti non avvengono dal mattino alla sera ma con del tempo, con della costanza e determinazione perché sarebbe molto più facile buttarsi in pista e fare tre specifici a settimana per avere un incremento prestazionale illusorio, per poi strapparsi miseramente.
Bologna Marathon – la gara
In gara non ci sono atleti Keniani o super top runner italiani e qui apro una parentesi in quanto ho sentito svariati commenti al riguardo, sul fatto che non ci fossero teste di serie che potessero abbassare il crono finale e dare così maggior risalto alla maratona. Ricordo che a livello assoluto italiano (e come assoluto intendo inclusi i professionisti che gareggiano per forze armate e corpi di Stato) abbiamo solo 5 o 6 atleti sotto le 2h15’ ed una trentina di atleti (tra cui professionisti, ex pro e non) sotto le 2h29’, tra cui ci sono anch’io nella top 20 con un crono di 2h26’53”. Questo per sottolineare che i tempi fatti a Bologna, una gara sicuramente non veloce per il suo dislivello, sono tempi che permettono di arrivare a podio in quasi la totalità delle maratone Italiane, escludendo le “majors” come Firenze, Roma, Milano, Reggio Emilia… Dove il montepremi e gli inviti attirano atleti africani, marocchini o kenioti in grado di prestazioni di altissimo livello.
Il gruppo di testa è composto da una quindicina di atleti, tra cui i favoriti in partenza Menegardi e Natali. Il passo è costante a 3’30” -3’35” con qualche oscillazione a causa del tracciato, come il parco della Montagnola imboccato praticamente subito dopo lo start. Il percorso per un Bolognese è da lacrime, poter correre per così tanti chilometri le strade, i quartieri di casa che spesso vedi intasati da traffico quasi sempre in tilt è veramente spettacolare. Ci sono molti bolognesi incuriositi sul tracciato che fanno in tifo, molti podisti che magari non se la sono sentiti di partecipare ma che sono sul tracciato a tifare con le loro famiglie.
I giorni successivi, a mente lucida, rivivo un po’ quegli attimi e mi vengono in mente frasi di
campioni nello sport, come il Cannibale Eddy Merckx:
“The race is won by the rider who can suffer the most.” And: “When it’s hurting, that’s when you
can make a difference.”
Alex Zanardi ed i suoi 5 secondi:
“Solo 5 secondi». E allora vai avanti, perché poi passa così in fretta un tempo così. «Quante volte mi è
successo di voler mollare. Ti senti sfinito e gli avversari sembrano meno stanchi di te». E allora hai
bisogno di trovare qualcosa dentro. «Penso: ancora 5 secondi, dai, cosa vuoi che siano». E chiudi gli occhi
e spingi e senti la fatica e anche il dolore. «Poi li riapri e vedi che sono gli avversari magari ad aver
mollato». Non vale solo per una gara. «Quei momenti ci sono ovunque: sport, lavoro, affetti. Insomma,
nella vita. Devi dirti: sono qui, ci provo”.
Ed è proprio così: ogni gara vissuta è un avventura da ricordare, un esperienza da cui trarre
insegnamento.
Bologna, buona la prima!
Dave
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